I dati Inps rispetto alla situazione occupazionale nel consuntivo del 2016 sono preoccupanti: si è verificato un crollo nell’incremento dei contratti di lavoro stabili, dell’ordine del 91,1% con una crescita del lavoro a termine. L’incremento occupazionale registrato, quindi è positivo solo a metà, poiché si tratta di contratti instabili, che non danno sicurezza e futuro ma solo un respiro temporaneo. L’utilizzo dei Voucher è calato, grazie alla stretta introdotta con le nuove norme. Nel complesso le soddisfazioni derivanti dall’incremento occupazionale, analizzate in modo un po’ più approfondito, indicano che non c’è così tanto da gioire, bisognerà vedere quanti di questi contratti a termine si trasformeranno in occupazione stabile e quanti, invece torneranno a confluire nella schiera dei disoccupati.
Certamente, come anche sostiene Confindustria, con la fine degli incentivi previsti dal Jobs Act, la crescita dell’occupazione è tornata a fermarsi, dando ragione a quanti sostenevano che non è la possibilità di licenziare più facilmente a creare nuova occupazione ma è la convenienza economica. Il Jobs Act, lo ricordiamo, con l’intento di dare una spinta all’occupazione è costato parecchio ai contribuenti, a tutto vantaggio degli industriali ma con effetti troppo limitati sul fronte occupazionale.