Il quadro dell’economia italiana tracciato dalla Confindustria non è affatto incoraggiante. Il dato di inflazione che prospetta un +1% annuale va riferito, secondo l’associazione degli industriali, all’aumento dell’energia in seguito all’aumento del costo del petrolio e al maltempo che ha infierito sulle coltivazioni riducendo il raccolto e facendo schizzare alle stelle il prezzo di frutta e soprattutto verdura.
Non si tratta, quindi di un aumento della domanda ma un aumento dei prezzi causato da una scarsità dell’offerta. Il Pil italiano è cresciuto dello 0,3% nel terzo trimestre e dello 0,2% nel quarto, molto al di sotto della media europea, che ci porta ancora una volta ad essere il fanalino di coda d’Europa. Il terziario è stabile, come anche le Pmi mentre il settore manifatturiero è in lieve rallentamento, con un export in progresso, anche per la debolezza dell’Euro nei confronti del Dollaro ma in calo sul fronte interno per un calo della domanda coerente con il calo di fiducia dei consumatori. Sul fronte occupazionale, terminati gli incentivi previsti dal Jobs Act, si assiste ad un riallunga mento degli orari con la conseguente riduzione dei nuovi posti di lavoro.
Secondo Confindustria si sta assistendo anche ad una riduzione degli investimenti su macchinari e mezzi di trasporto e ad un aumento nella parsimonia nelle spese da parte delle famiglie italiane. Nel complesso sembrerebbe essere in corso una nuova contrazione economica invece dell’auspicato sviluppo.